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mano come s io fossi Allessandro, cosí disse:
 O Allessandro, parravvi la salita troppo noiosa?  ; e
presto sogiugnendo in persona di lui e faccendosi la ri-
sposta:
 Conte, io mi riposo ancora com uno cavriuolo, ben-
ch i sia cosí grosso. Or su presto n andiamo inanzi che
si riscalai! 
[40] E passato il ponte e salendo la costa con tante
piacevoli novelle, ora l uno ora l altro contrafacendo,
l erta piccola e piana a ttutti si parve, non sanza grandis-
sima amirazione di chi lui udia o vedea. [41] E cosí con
questa giocondissima festa infino nella terra giugnemo
e, saliti a palazzo e nel pratello alquanto sogiornati in si-
mili giuochi e piaceri, coÙllietissima collazione, secondo
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che Biagio continuamente volle e comandòe in persona
di voi, conte Carlo, alquanto i nostri spiriti ricreamo,
non d altra bevanda che elli comandasse e volesse, di-
cendo che a ttale brigata si volea pure dare del corso del
mio compare messer Piero Gambacorti, il quale coÙmol-
te piacevolezze dicea quello a llui da Pisa esselli stato
mandato.
[42] E cosí lietissimamente la collazione fatta, co-
mandò s aparechiasse il mangiare, e tutti, non altremen-
ti che voi fossi stato, lietamente ubidimo con raguardo
incredibile di ciascuno che lui udia o sentia, sogiugnen-
do dopo la sua attonita amirazione liete e giocondissime
risa e da non potere credelle, immaginàle o pensalle.
[43] E in questa lietissima festa, che mai ridire né rapre-
sentare si potria, il mangiare finío; continuamente al suo
taglieri il conte Carlo e Allessandro senza essere veduti
ragionando si ero. [44] O mirabile cielo, o influenzia in-
nusitata, quanto dimostri come molto e molto si puote
per voi nell animi dell uomini infondere, che quelli im-
maginare non sanno!
[45] Voi l uomo già piú ffa conoscesti e quante elli è
di sollazzo e piacere, per che piú non mi distendo di lui
parlare, imperò che meglio immaginare lo sapete che io
pienamente ridire. [46] Mangiato, adunque, e alquanto
riposati dopo l aúta festa, prestissimamente insieme dili-
beramo, come ci vedete, essere da voi, sí per dirvi quan-
to detto v abiamo, voi avisando come in questa sera
Guido di messer Tommaso insieme con Andrea Betti
vengono a pPoppi coÙlloro compagnia, li quali vanno a
visitare non altrementi questi santissimi luoghi che per
voi oggi visitati si ssono. [47] E questo per lo certo ab-
biate, imperò che Biagio con sua compagnia per lo fer-
mo detto ce l ha, e come ellino lui innanzi mandaro per-
ché di tutto avisato ne fossi. Pensate adunque quanto
piacere aspettate in questa sera primamente  avere Gui-
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do e Andrea, tanto spettabil cittadini, con Biagio, con
Mattio, tanto per festa somamente piacevoli! 
[48] Detto il conte Simone le sopra dette parole, il
conte Carlo coÙllieta presenza cosí comminciò a ddire
vèr lui e alle gentilissime donne:
 Io per me vi porto grandissima invidia delle cose ve-
dute e sentite dal dilettoso Biagio. Ora col nome di buo-
na ventura prestissimamente cavalchiamo  .
[49] E voltosi a quelli che coÙllui eravamo, cosí dolce-
mente parlòe:
 Per certo noi aremo questo giorno sí fatto che altro
piú lieto o piacevole aver si potrebbe; e considerate e ve-
dete quanto il cielo verso di ciò benigno si mostra: noi
abbiamo infino a questa ora somma consolazione presa
e aúta, sí in contentamento delle spirituali contempla-
zioni come dello lieto essercizio del corpo. [50] E per lo
resto voi vedete e udite quanto il conte Simone ne dice
della improvisa venuta di due tanto cari e perfettissimi
cittadini alla loro tanta famosa republica con due tanto
sollazzevoli uomini a ogni lietissima compagnia. [51]
Per certo il datore delle grazie assai ne concede, bene di
voi, conte Simone, um-poco dolere ci potiamo che Bia-
gio con voi qui non menasti, acciò che  l cavalcare piú
leggieri e lieto stato ci fosse. Or su nel nome di buona
ventura andiagli prestissimi a ritrovare! 
[52] E cosí detto, il suo cavallo spronò sí che il simile
a nnoi tutti fare vedere si potette; e cosí cavalcando, fu
comandato a Andrevolo Dandolo, giovane non meno di
costumi che di generazione nobile e famoso, piacevole e
gentile, della famosissima città veniziana, che quale del-
le leggiadre contesse a llui piacesse in compagnia a una
canzonetta delle sue leggiadrissime ciciliane, che da
Francesco Vannozi aparate avea, eleggesse a cantare; e
cosí prestissimamente fece elegendo Margerita, tanto
nelli costumi e nell atto gentile e oltre a modo piacevole
e graziosa, figliuola del conte Carlo. [53] E sí dolce-
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mente cantando, cominciando il brieve cammino, bre-
vissimo ci parea, e con dolcissimi accenti nelle piatose e
leggiadre parole a cchi udieno dimostrando quanto fa
grandissimo male e incomportabile ingiuria chi amato
si è non amare e come quanta gloria è de ferventi
amanti amare ed essere amato. [54] Il perché già tutti le
dolcissime parole e piatose udite e lodate quelle essere
propie e perfette e non meno lodando la dolcissima er-
monia di chi lietamente cantato avea e l autore di quel-
le, e presso a Certomondo in Calpandino cavalcando
venimo, dove Gengichio, famiglio prestissimo, con Da-
mo fedele era venuto, e in sui verdi prati già ricchissi-
mamente aparecchiato si era. [55] Dove non molto di
lunga il piacevole Biagio, il sollazevole Mattio insieme
con Tone importuno erano trasformati in abiti di gran-
dissimi e potenti signori, avendo valletti e scudieri
d onore dinanzi da lloro non altrementi che ss avesse
fatto Carlo primo, re di Ierusalem e di Cicilia, quando
la sedia appostolica vicitava. [56] E ffattosi innanzi con
gesti regii, il conte Carlo con sua compagnia clementis-
simamente, non mutando l aspetto nella effigie reale, ri-
cevete e per la mano lo prendea e cominciò con grave e
lieta faccia cosí a parlare:
 Ben ne venga il nostro buono conte Carlo con sua
compagnia  ;
sogiugnendo:
 State su!  , vogliendo elli a terra chinarsi. [57] E co-
sí con maraviglia di ciascuno parlato e dipoi alquanto
coÙllui ragionato non di minore cosa che de grandissimi
regni e imperi con una tanta gravezza che mai per altro,
quantunche di potenza e di senno si fosse, mostrato si
ffue, e, mentre che in tanto sollazzo istavamo, apparí
non molto da llunga Guido con sua compagnia. [58] Il
perché fattosi la lieta brigata innanzi, come se mastri
uscieri, mazzieri e valletti di monsignor lo re fosono ista-
ti, a volere chi fossono i cavalieri sapere e qual ventura
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